San Francesco

Recentemente il New Yorker ha pubblicato un articolo dal titolo “The Man Who Explains Italy” in cui si elogia il genio di Francesco Costa, il vicedirettore di “Il Post”.

The young Italian novelist Vincenzo Latronico told me, “There are journalists who have been caught copying pieces from elsewhere who are still writing front-page editorials in the main newspapers—it’s such a different culture that it’s hard even to explain. Costa’s journalism would be at a high level in the U.S., but in Italy it’s way above what ninety-nine per cent of the other outlets offer. It’s like he appeared from outer space.”

L’articolo è un’imbarazzante glorificazione di Costa. È strano che la prima qualità del nostro San Francesco sarebbe proprio il “non copiare”, a differenza di altri giornalisti di successo…

Ora, se scrivi sul New Yorker un articolo che getta fango su tutto il giornalismo italiano che non sia Francesco Costa, penso tu ti possa permettere di fare qualche nome. Cosa te ne importa? Tu vivi a New York, anche se ti licenziassero domani non penso che il tuo primo pensiero sarà “Quanto male ho fatto a bruciarmi Libero, adesso non mi assumeranno mai”.
Però, se è un tuo informatore italiano a fare un’accusa specifica, allora hai tre possibilità:

  • Citi la fonte e fai nomi e cognomi. Probabilmente chi ti ha dato la soffiata riceverà qualche denuncia e non troverà mai più lavoro tra i media corrotti, penserà “Quanto male ho fatto a bruciarmi Libero, adesso non mi assumeranno mai”, avrà una vita difficile… ecc.
  • Non citi la fonte ma ti fai dare i nomi. Riporti i casi più scandalosi di plagio fuori dal virgolettato. Ti assumi la responsabilità dell’accusa e l’onere di verificare che i media corrotti copino sistematicamente le notizie. Salvi la tua fonte e hai combattuto la corruzione nel giornalismo italiano. Urrà!
  • Non hai veramente voglia di verificare i casi di plagio, del resto ai tuoi lettori americani veramente importa qualcosa di verificare i casi di plagio? Probabilmente molti di loro già considerano l’Italia un paese corrotto. Lasci il virgolettato e delle accuse vaghissime al sistema

Forse la terza possibilità è quella più “italiana”? Vivi e lascia vivere.

For those who have rigged up their own ruthless way of making things work, there’s no incentive to change the status quo. Costa said, “As we put it, the important thing is that I take care of myself and continue to complain about it.”

Ben detto San Francesco! Gideon Lewis-Kraus, l’autore del pezzo, ha sicuramente preso nota.

L’elogio di “Il Post” è a sua volta imbarazzante. Finora tutte le notizie o “Cose spiegate bene” del post che ho letto non erano altro che parafrasi di articoli presi da altri giornali. Del resto è proprio questo il lavoro di Costa, scrivere riassuntini di quello che legge online

he dropped out of journalism school in Rome and pitched a tent in a lakeside holiday community, where he blogged about Obama’s first campaign with unqualified enthusiasm […] He developed a reputation as a young journalist who explained America to his generation of Italians. (His third book about the States, on the problems facing California, came out last week, and is already atop the best-seller lists.)

Ha spiegato l’America alla sua generazione di Italiani… senza mai spostarsi da Milano! L’idea è di fatto copiata da Vox e l’articolo non lo nasconde. Eppure la prima accusa lanciata ai media italiani corrotti è proprio quella di plagio.

L’articolo riporta la citazione “Costa’s journalism would be at a high level in the U.S.” Eppure negli Stati Uniti i pezzi del Post e di Costa sarebbero classificati come “Opinion”. Da questo genere ci si aspetterebbe una ricerca maggiore rispetto a quella di un pezzo normale. L’idea è che l’autore spieghi normative e prassi in modo molto più approfondito di quanto non si faccia per le notizie standard. Magari andando a ricercare le ragioni storiche che hanno portato a una determinata situazione o casi analoghi in passato o altrove. Il Post non fa niente di tutto ciò. In particolare, mi è capitato di leggere diversi articoli sul fenomeno delle “meme stock” ed erano semplicemente imbarazzanti. Basta dare un’occhiata agli articoli taggati “GameStop”. Volendo fare un paragone con il giornalismo “high level” negli Sati Uniti basta leggere Money Stuff, la rubrica di Matt Levine su Bloomberg. Lo “spiegare bene” del post consiste principalmente nel sostituire le parole difficili con parole di uso comune.

Abbiamo imparato tutti a fare i riassuntini alle elementari. Qualcuno è stato abbastanza fortunato da farlo diventare un lavoro. Qualcun altro pensa che sia un lavoro molto più nobile di chi si limita a copiare

Mi sembra giusto concludere con un po’ di acidità.

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